Analizzare il rapporto fra Cesare Pavese e Bianca Garufi con lo sguardo del filologo, del ricercatore e i princìpi della critica non è un’operazione facile, occorre evitare una lunga serie di trappole. Storicizzate o stereotipate. La parola, infatti, è l’arte povera per eccellenza e nel contempo la più ricca: si dice che dietro ogni parola si nascondano significati inesplorati. E la “coppia discorde” aveva chiaro quel concetto, tanto che per indagarne il percorso l’autrice non si limita allo studio dei carteggi e dell’opera Fuoco grande, scritta a quattro mani, ma spazia in un’area che va dal Ramo d’oro di Frazer a Bernhard e le tesi junghiane, dalla Roma di Fellini a Edipo, passando per l’Odissea, Nietzsche e l’etimo spirituale di Spitzer. Un saggio ricco di illuminazioni, che si rivela un viaggio alla scoperta di un messaggio e un mondo ancora attuali e di grande profondità.
«Quando per la distanza o per ragioni private, la dimensione sessuale diventa problematica, Bianca Garufi sente chiaramente che lei e Pavese sono accomunati da un legame indissolubile, un destino».
A cura di Alessio Vergani. Con una nota di Francesca Belviso.
Marta Mariani è nata a Roma nel 1988. È docente, giornalista e drammaturga. Concluso il dottorato su Cesare Pavese, continua imperterrita ad interessarsene. Ama la letteratura, l’attivismo e l’insegnamento, in cui riversa uno spirito gramsciano.

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