Quello che la critica ha definito il racconto del secolo viene da un manoscritto autografo del 1941, ritrovato in circostanze fortunose, nel quale vi sono una storia d’amore e umanità in tempo di guerra, l’inno appassionato per una terra, e soprattutto una vicenda di resistenza prima della Resistenza, firmata da un’autrice coltissima e misteriosa. Un’opera di valore storico e sociale incalcolabile.
«La terra toglie la fame e la sete. Le cascine hanno le aie, le stalle e i granai; i palazzi di città non sanno dove mettere i polli, i conigli, i porcelli, né dove piantare le zucche, i broccoli: cosa mangia chi le abita? Case alte, capienti, maiuscole. Anche il lavoro, la patria, la libertà eran cose scritte e dette maiuscole. Melania prese due secchie e andò alla casa bassa ma bastevole della maestra, vi trovò i compagni di classe e si disse che no, alla Costa le maiuscole non sarebbero arrivate mai. Quanto è piccolo l’uomo di troppe maiuscole».
A cura di Chiara Solerio e Marco Vagnozzi.
Il nome di Rosa Mangini è rimasto a lungo nell’ombra. Fino a pochi anni fa le uniche tracce della donna, di origine germanica ma stanziata tra Pavia e Piacenza, erano limitate a una cartelletta contenente prove scolastiche, un romanzo e un racconto. La gran parte del romanzo è andata perduta, vinta da tre quarti di secolo di umidità; il racconto, invece, è scampato alla corruzione del tempo ed è il primo documento che testimonia gli umori da cui nacque la Resistenza.

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