Ci sono luoghi che nascono per scelta, per caso o per necessità. Poi c’è Belgioioso, che unisce i tre fattori. All’inizio è solo un pagus, un villaggio di cacciatori stanziati in un pianoro nei pressi di celebri strade romane. Quando i Visconti, innamorati delle luci e della vista sui colli oltrepadani decidono di costruirvi la loro residenza estiva, i destini si intrecciano, e da allora saranno compagni di viaggio. Nelle buone stagioni e in quelle meno buone, come narra questo romanzo. Può sembrare la storia di un paese come se ne leggono tante. Invece è una vicenda che abbraccia un popolo intero, la parabola di ciò che è stato, di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato mai.
«Tutto, per il contadino, viene dal cielo. Le greggi, quando si fermano a bere in un fosso o in uno stagno, alzano la testa che sembra stiano ringraziando le nubi e la natura per il dono. Anche l’erba si inchina a salutare la pioggia appena scende, e le pietre sul fondo dei torrenti si fanno lisce e levigate perché l’acqua fatichi meno a scorrere. Lo sapeva, “Michelangelo degli agnelli”, cos’è l’acqua per la terra: se quel cristallo, nella siccità, si fosse spezzato, sarebbe stata la fine. Avere qualcuno che lo spiegasse ai nipoti in aggiunta a lui gli dava sicurezza, proprio come alle pecore ne dà il temporale: si mettono carponi appena comincia a battere, a piantare sulla crosta del mondo milioni di semi invisibili».
A cura di Federico Fiore.
Fabio Ivan Pigola, politologo ma non troppo, cultore di teorie eversive dell’utopia, ha fondato e collabora a magazine di satira e di attualità con l’ostinazione di un marxista. Consulente letterario, editore, studioso di Scienze sociali e storiche, ghost writer «perché il mio nome in copertina suona male», si occupa di letteratura da quando ha capito di non avere i numeri per la matematica.
