Gli sparvieri è la seconda opera narrativa di Pietro Maffi, pubblicata in origine come romanzo d’appendice sul giornale pavese Il Ticino, nel 1898. Abitudini, fatiche, gioie e tragedie di Ballino (Corteolona), un paese che è tutti i paesi italiani di fine Ottocento, ritratto manzoniano di una società e un ambiente irripetibili. Tratta da un evento realmente accaduto, rielaborato con licenza narrativa, è una storia priva di nostalgie e compiacimenti illanguiditi dal tempo, che non concede una riga alla retorica di “quanto eravamo belli” – perché lo siamo stati, ma senza rendercene conto. E quel candore semplice e ingenuo l’abbiamo perduto.
Gli sparvieri vive in bilico fra la ricostruzione oggettiva e il bozzettismo – memorabile il tragicomico dottor Fasolari –, il Maffi compie una piccola Recherche in ambito padano: contadini, preti, genti dal mestiere antico e biechi intriganti, personaggi di una geografia che per citare Piero Chiara, va cercata là «dove si trovano tutti i luoghi immaginari nei quali si svolge la favola della vita».
Apparato critico e ricerche archivistiche di Lorenzo Campanella. Con una nota di Alessandro Buroni.
Pietro Maffi nasce il 12 ottobre del 1858 a Corteolona, un centro della bassa padana noto per essere stato residenza di re Franchi e Longobardi. Bibliofilo, giornalista, letterato, divulgatore di scienze astronomiche e meteorologiche, studioso di sismologia, autore de La cosmografia nelle opere di Torquato Tasso, fondatore della Rivista di fisica, matematica e scienze naturali, di Vita Nova e del quotidiano cattolico Il Messaggero toscano, promotore della prima cattedra di Sociologia in un seminario, prima sacerdote e poi arcivescovo di Pisa, dopo la nomina da parte di Pio X diventa il cardinale scienziato, figura leggendaria nel dialogo tra scienza e fede. La sua opera Nei cieli: pagine di astronomia popolare esaurisce due edizioni ed è stata ristampata più volte.
